Nei precedenti articoli ho proposto numerosi consigli utili – e personali – per ideare e scrivere un libro. Ora abbiamo il file pronto sul nostro PC, lo abbiamo revisionato, abbiamo fatto qualche stampa per gli amici per sentire cosa ne pensano, lo abbiamo riletto fino allo sfinimento.

È inevitabile fantasticare, a questo punto del lavoro: vogliamo che il nostro libro sia pubblicato e sia disponibile a scaffale in ogni libreria. È giusto sperarlo, ed è legittimo dedicare le proprie energie affinché il sogno si avveri.

Ma è fattibile?

E se non riusciamo a trovare un editore, cosa facciamo?

Insomma, affrontiamo ora il tema più controverso riguardo la scrittura, e cioè… venderla.

Pubblicare da soli, sì o no?

Sembra una domanda stupida, ma non lo è affatto. Ovviamente tutti gli scrittori sperano di trovare un editore disposto a investire in loro e nella loro produzione, che li propongano alle fiere o organizzino belle presentazioni con le file dei lettori in spasmodica attesa di un autografo. Ma la realtà è che solo una frazione infinitesima degli scrittori emergenti trova spazio nell’editoria. Ci sono numerosi fattori che devono combaciare affinché uno scrittore riesca nell’impresa di trovare un editore, fra cui la qualità dell’opera, eventuali amicizie, costanza, abnegazione, e soprattutto, tanto tempo.

Prima di tutto, nulla vieta di mandare il proprio libro all’attenzione delle case editrici dei propri sogni. È sufficiente cercare online i contatti, controllare se ci siano particolari regole da seguire per l’invio, e rispettare le indicazioni. Poi si aspetta una risposta.

Protip: preparate una tabella con i nomi delle case editrici, il contatto, le “regole di ingaggio” e segnatevi la data di invio. Vi sarà utile per capire quanto tempo è passato e se sia il caso di scartare i contatti a cui avete già inviato l’opera.

Ci sono CE (Case Editrici) grandi e famose, che raggiungono tutte le librerie e consentono spazi a scaffale, poi ce ne sono altre (la stragrande maggioranza) che sono realtà più piccole, con cataloghi spesso più selezionati, che si appoggiano prevalentemente alla vendita online o da catalogo. Ogni CE ha una sua proposta, non è possibile ora elencarle tutte: alcune revisionano l’opera e la editano in base alla propria linea editoriale, altre invece intervengono poco o nulla sull’opera dell’autore e la mettono in vendita così com’è. Altre ancora chiedono un contributo all’acquisto di copie cartacee, o una suddivisione dei costi di revisione.

Chiedere soldi o copie all’autore emergente è giusto? Sbagliato?

Per quanto mi riguarda, ed è un giudizio assolutamente personale, non è giusto. Se si chiedono soldi per comprare delle copie all’avvio della distribuzione, il cliente di quella CE non sono i lettori… sono gli scrittori emergenti. Ma questa è una mia personale visione dell’editoria. Sentitevi liberi di avventurarvi con una CE che vi ispira e con cui avete instaurato un dialogo, e scegliete in base al vostro giudizio.

pubblicare un libro

Ma supponiamo che siano passati mesi dall’ultimo invio: non avete ricevuto alcuna risposta, o nella migliore delle ipotesi, avete ricevuto dei rifiuti. È un momento drammatico per chi, dopo mesi o anni di lavoro, si trova respinto. Bisogna rinunciare?

Dipende.

Se si è ancora convinti di aver fatto un buon lavoro, se i pareri di persone affidabili che l’hanno letto in anteprima sono stati positivi, allora forse è solo una questione di saturazione del mercato: le CE ricevono migliaia di manoscritti al mese, è fisiologico che non possano prendere in considerazione tutte le opere che ricevono. Magari il vostro manoscritto è finito in una pila enorme, dove occasionalmente qualcuno pesca a caso un libro, ne sfoglia l’inizio poi lo accantona se non resta folgorato dalle prime righe… (me l’ha detto un uccellino).

Si può continuare ad aspettare e provare a insistere cercando altre CE, oppure si può provare la via del self publishing, la pubblicazione in autonomia. Ci sarà da rimodulare le proprie aspettative, ovviamente, ma è una strada che può dare comunque qualche bella soddisfazione.

Vediamo come…

Come pubblicare e con cosa?

Il libro lo abbiamo, ora ci serve uno strumento per metterlo a disposizione di potenziali lettori. Ci sono varie soluzioni, ma qui discuto delle tre che ho personalmente provato a lungo, per anni:

  • Distributore su più portali: Streetlib (ex Simplicissimus Stealth)
  • Puntare sul più grande: Amazon Kindle Direct Publishing
  • Distribuirlo da solo tramite un sito internet

Dopo aver scelto cosa fare, serve conoscere tecnicamente come produrre un ebook, cioè il libro in digitale nei formati consoni per i dispositivi che permettono di leggerli. Ne parlerò successivamente.

Distributore

Streetib è un distributore che funge da via d’accesso a numerosi canali di distribuzione. Si tratta di una piattaforma su cui caricare il libro pronto per il consumo, poi è il servizio a occuparsi di connettere il tuo prodotto ai canali disponibili, che sono tanti. Sul sito ufficiale si trova un elenco dei canali raggiunti, ma è davvero sterminato, e copre ogni paese del mondo: Amazon, Bookrepublic, Play Store, e tanti altri. Si impostano i prezzi di vendita dell’ebook, da cui Streetlib si trattiene una quota. Maggiori dettagli sulla fatturazione e sulle percentuali sono reperibili sul loro sito ufficiale, ma li riassumo qui: 60% all’autore, 10% al distributore, 30% al sito di vendita (Amazon e gli altri).

streetlib

 

Se non si dispone di ISBN personale, viene assegnato gratuitamente dalla piattaforma quando si carica il libro la prima volta.

C’è anche la possibilità di mettere a disposizione dei canali di vendita che offrono anche edizioni cartacee, la produzione di copie on-demand: quella che viene chiamata POD (Print On Demand). Ne parlo in un paragrafo dedicato.

VANTAGGI: Arrivi veramente ovunque. Puoi coprire i dispositivi Kindle, sia quelli che leggono il formato epub. Stampa POD. Servizio professionale e serio.

SVANTAGGI: paghi un distributore, quindi è meno vantaggioso economicamente rispetto a raggiungere i singoli canali di vendita.

Raggiungere direttamente il canale: Amazon

Amazon è attualmente leader del mercato degli ebook. Il dispositivo Kindle è il lettore per libri digitali più venduto, ma va forte anche l’app dedicata a smartphone e tablet.

Per esperienza, il 75% dei miei lettori in digitale usa telefoni e tablet.

Amazon adotta un formato proprietario, il .mobi, che funziona solo con i suoi dispositivi o le sue app.

Tecnicamente Amazon non pretende l’esclusiva, quindi è possibile pubblicare il proprio libro sul loro marketplace e proporlo anche nelle altre librerie digitali, ma questo esclude la possibilità di legarsi al programma Select, che concede due opportunità (e una terza meno evidente).

  • l’accesso agli strumenti promozionali
  • l’accesso a Kindle Unlimited, cioè il programma ad abbonamento per leggere libri
  • (nascosta, ma ho notato che avviene) i libri nel programma Select vengono consigliati più di frequente ai clienti in cerca di libri su Amazon

Se si accetta l’esclusiva, rinegoziabile ogni 3 mesi, Amazon in pratica diventa il tuo editore.

amazon KDP

KDP (Kindle Direct Publishing) assegna un ISBN al libro, nel caso non si disponga di un codice personale. Poi viene convertito il testo originale nel formato proprietario .mobi, si impostano le informazioni di contorno, si carica la copertina ed è fatta. Lo stesso titolo è offerto anche in versione cartacea stampata POD direttamente da Amazon.

E le percentuali? Ovviamente, senza distributore, si guadagna qualcosa di più. Amazon trattiene il 35% del prezzo di vendita, se si rispettano determinate condizioni.

Come dicevo prima, Amazon offre la possibilità di pubblicare i propri titoli – di cui ha l’esclusiva – anche all’interno del programma Unlimited che consente ai lettori di pagare un abbonamento mensile e di accedere così a una sterminata libreria di titoli gratuiti. In pratica, si tratta di un “Netflix” per i libri. I titoli sono quindi distribuiti gratuitamente, ma KDP paga gli autori in base alle pagine effettivamente lette. Lo reputo un meccanismo molto democratico e interessante. Se la propria proposta è di qualità e i lettori apprezzano leggendo interamente i libri, l’autore guadagna anche di più di una vendita secca.

VANTAGGI: percentuali leggermente migliori. Ottima qualità di stampa del libro cartaceo, con tempi rapidi di consegna. Servizio agli autori eccellente. Il libro “gira” un po’ di più, perché Amazon privilegia i suoi prodotti interni. Kindle Unlimited è molto interessante e potrebbe diventare dominante in futuro. Gli strumenti per l’autopromozione sono ancora germinali, ma è già qualcosa che ci siano.

SVANTAGGI: una sola piattaforma, quindi si perde il mercato degli ebook standard raggiunto invece dalle librerie che offrono epub – tutte, a parte Amazon…

Distribuire da soli

È una strada che sconsiglio, ma che ho perseguito agli inizi della mia carriera da scrittore. Parlo di dieci anni fa, e credo che al giorno d’oggi sia quasi impraticabile, ma è giusto metterla sul piatto insieme alle altre.

Per distribuire da soli, è necessario disporre di un sito relativo al libro, predisposto per la vendita online. Quindi, un piccolo ecommerce. Non è banale, ma se avete le competenze per farlo da soli, è tentabile. Si predispone il sito caricando il proprio formato digitale – in questo caso, esclusivamente epub – e si dà la possibilità di comprare anche l’edizione cartacea. Bisogna impostare un sistema per incassare, e inoltre i cartacei vanno spediti, dopo esserseli fatti stampare in una tiratura limitata (non consiglio di certo più di 50-100 pezzi). Va acquistato un ISBN (a seguire un paragrafo dedicato) per ogni titolo in vendita, sia per la versione cartacea che digitale.

distribuire

Inoltre, il sito deve essere attraente e invogliare all’acquisto, quindi servono competenze a supporto, come un esperto SEO e plausibilmente un buon grafico.

VANTAGGI: totale controllo della propria opera. Margini più alti, non c’è editore né distributore da compensare. Si possono accentrare recensioni, pareri e contenuti degli utenti e quindi puntare a creare una propria community.

SVANTAGGI: se non si dispongono di conoscenze particolari, è molto costoso da avviare. Stampare libri è un investimento che potrebbe non pagare, in più vanno spediti. Zero visibilità indotta dai canali di distribuzione, è tutto da fare.

Ma perché non scegliere la distribuzione ovunque?

In effetti, perché non farlo?

Dopotutto, a fronte di una percentuale francamente risibile di perdita di guadagno, usare una piattaforma che centralizza i propri libri e li distribuisce ovunque, parrebbe la soluzione più ovvia.

Io ho usato per anni un distributore, ma alla fine ho cambiato e sono passato a KDP. Questo perché ho notato che i miei libri tendono a “girare” in maniera migliore, più organica, distribuendo direttamente con Amazon. Ho certo rinunciato a tantissime altre vetrine, ma per esperienza diretta, le vendite su portali diversi da Amazon è piuttosto irrisoria.

Per cui ho preferito avvalermi direttamente del leader del mercato, con risultati che reputo migliori. Ma questo mi preclude la fetta di pubblico che usa i lettori standard: è un difetto non da poco.

Amazon inoltre si sta muovendo per offrire servizi pubblicitari per le proprie opere, tramite inserzioni sul sito, campagne promozionali, offerte a zero euro, insomma tutta una serie di strumenti che miglioreranno ancora di più la circolazione delle opere. E questo, alla lunga, sarà determinante.

POD

Il servizio di Print On Demand (POD) è diventato d’uso comune negli ultimi anni, ma è un sistema già rodato da almeno un decennio. In pratica, per azzerare la necessità di stampare numerose copie di un libro, con relativi problemi di magazzino, di stock invenduti, di investimenti iniziali, è nata la possibilità di stampare una copia a seguito del singolo ordine d’acquisto.

Non serve quindi produrre una tiratura limitata: a singolo ordine, viene prodotta una singola stampa.

È sicuramente una svolta nell’ambito dell’editoria stampata. Quando iniziai io, era necessario ordinare decine di copie alla volta producendole tramite dei service di stampa o delle tipografie tradizionali, con costi iniziali importanti e problemi di vario genere a ottenere il prodotto desiderato, a doverlo spedire, etc. Grazie al POD, a fronte di un costo leggermente più alto di produzione, è possibile accontentare i lettori senza dover impegnare nulla a livello di tempo e di denaro.

POD

Bisogna dire che la qualità di stampa è generalmente più bassa di una stampa a tirature elevate, ma mi sento di dire che, trattandosi di produzione indipendente, il livello sia assolutamente accettabile.

I servizi di cui ho parlato finora, Streetlib e KDP, offrono entrambi tale possibilità, ma l’opzione di Amazon è migliore, con tempi di consegna più rapidi.

A mio avviso, è una mossa vincente offrire la versione digitale e cartacea del proprio libro, perché attualmente i lettori digitali sono una parte infinitesima del pubblico potenziale.

L’ISBN

Il codice ISBN (International Standard Book Number) è un codice presente su ogni libro stampato e assegnato anche ai libri in digitale, che permette la classificazione e la catalogazione di un’opera. Quando si ordina un libro, si fa riferimento proprio a quel codice per essere certi di ottenere la versione e il titolo richiesti.

ISBN

L’ISBN serve per essere presenti nei cataloghi dei libri in commercio.

Un tempo era necessario comprarli in blocchi per poterli assegnare ai propri libri. Ora, passando da distributore o rivolgendosi direttamente ai singoli canali di vendita, l’ISBN viene offerto gratuitamente.

Il Prezzo

Come si decide il prezzo di un libro? Il primo consiglio è di guardare a quanto vengono venduti altri libri simili (come genere, come notorietà, come numero di pagine) e allinearsi.

Se si tiene un prezzo minore, è ovviamente una strategia più aggressiva.

Questo vale sia per l’edizione digitale che cartacea, anche se per quest’ultima, bisogna tenere in considerazione che la stampa POD costerà mediamente di più di una proposta cartacea di una casa editrice tradizionale: per restare il più possibile allineati, sarà probabilmente necessario rinunciare a un po’ di marginalità.

Per esperienza, consiglio di puntare sui guadagni dell’ebook, invece che su quelli del cartaceo: quest’ultima diventa così un’opzione per offrire un prodotto completo al pubblico.

L’ebook ha l’enorme vantaggio di essere generalmente più economico quindi è appetibile al lettore assiduo, ma escludendo la quota che si trattiene il canale di vendita e/o il distributore, non ha altri costi di gestione e distribuzione: si guadagna più da un ebook da 3€ che da un cartaceo da 15€.

Non c’è quindi un prezzo “giusto” per un libro: dipende dal mercato. Indicativamente, ponendo un volume ideale di 300 pagine di romanzo, consiglio di non superare i 6,99€ per il digitale e i 16,99€ per il cartaceo.

Nota personale: sono fermamente convinto che gli ebook dovrebbero costare decisamente meno, se si desidera dare la possibilità al mercato digitale di fiorire e di accaparrarsi lettori provenienti dal mondo del cartaceo. Raramente io metto in vendita i miei titoli sopra i 4,99€. Di solito calo il prezzo con il passare degli anni. Dopotutto, è reale il fatto che non ci siano costi di gestione di un libro in digitale, e che produrlo costa solo un po’ di tempo iniziale. Un cartaceo invece ha tutto un suo ciclo, dalla stampa alla spedizione eccetera, che ha un suo costo ed è giustamente più alto.

Produrre un libro in digitale

Ho preferito iniziare questa guida partendo dalla fine (come poi consiglio a chiunque voglia cimentarsi nella scrittura di un libro, come spiego in questo articolo (link). Questo perché è importante avere ben chiara la strada che si desidera intraprendere. Ad esempio, se si sceglie Amazon come unico canale di vendita, non serve imparare a creare un ebook da zero: fa tutto il sistema interno di Amazon KDP. Se invece si sceglie la via del distributore multipiattaforma, bisogna imparare a produrre un ebook su più formati. Infine, se si opta per la distribuzione tramite il proprio sito, è necessario anche imparare a formattare un testo per la stampa tipografica, cosa non necessaria se si utilizzano servizi POD dato che in tal caso, la formattazione è semplificata.

Partiamo dalla formattazione di un buon file iniziale. Dato che conosco bene Office Word e meno gli altri elaboratori di testo, ora faccio riferimento a Word, ma ciò che descrivo è facilmente applicabile con qualsiasi elaboratore di testo.

La formattazione

È fondamentale che il file di partenza con cui creeremo le varie versioni dell’ebook sia formattato nel migliore dei modi. Per “formattazione” si intende aver predisposto il testo in maniera che sia riconoscibile il “corpo del testo”, i titoli e i vari livelli degli stessi, che non ci siano errori, che i margini siano correttamente impostati, i rientri siano corretti, etc.

Elenco brevemente quali sono gli elementi da tenere in considerazione quando si formatta un testo:

  • i margini del testo
  • Il rientro della prima riga del paragrafo
  • La distanza fra paragrafi
  • La distanza fra righe
  • L’uso delle interruzioni di pagina
  • Il font da usare, e la dimensione dello stesso
  • L’applicazione degli stili: il corpo del testo, i titoli, il sottotitolo, etc
  • La numerazione
  • Il pie’ di pagina
  • Il colophon
  • La sillabazione
  • Il sommario

Per poter spiegare in maniera esaustiva tutti questi punti servirebbe un corso intensivo!  Prima di tutto è importante prendere confidenza con il programma che si usa, poniamo il caso sia Office Word. Per capire come modificare o impostare i vari punti che ho elencato, è sufficiente cercare online e si trovano numerose informazioni utili. Per una questione pratica, ora elencherò come io formatto un testo, la stessa formattazione che uso da anni per tutti i miei libri: può essere un’ottima base di partenza per il neofita, che poi varierà nel tempo le impostazioni in base al suo gusto, quando sarà maturo e consapevole.

Le mie impostazioni sono specifiche per la creazione di libri digitali ma soprattutto cartacei tramite KDP: infatti Amazon usa formati americani (il 6×9 pollici paperback). Le stesse però vanno bene anche usando formati europei, come l’A5, che consiglio nel caso di stampa tipografica in proprio: il formato americano è meno comune.

Queste impostazioni vanno bene sia per produrre il libro cartaceo che digitale, se parliamo sempre di Amazon. Nel caso in cui sia necessario creare una versione digitale epub, approfondirò in un paragrafo dedicato dato che serve l’uso di un software esterno, Calibre.

Potete anche scaricare un file .docx già formattato.

MARGINI, DIMENSIONI DELLA PAGINA, LAYOUT

layout

 

pagina

 

margini

IL PARAGRAFO: RIENTRO DEL TESTO, DISTANZA FRA RIGHE, DISTANZA FRA PARAGRAFI

rientri e spaziatura

Il font da usare, e la dimensione dello stesso: io uso per i testi moderni il font NOTO SANS di Google, disponibile per il download gratuito. Per i romanzi fantasy preferisco invece il GARAMOND. La dimensione per entrambi dipende dalla lunghezza del testo. Nel caso del font NOTO, dimensione 11 per testi medio e brevi (entro le 300 pagine), dimensione 10 per testi lunghi. Per quanto riguarda invece il GARAMOND, dimensione 12 per testi medio e brevi, dimensione 11 per testi lunghi.

Perché ho scelto questi due font?

Il NOTO è un font moderno e riconoscibile grazie al fatto che è il font che google usa in maniera preponderante. È un sans serif, le lettere quindi sono più pulite e semplici. Il GARAMOND invece è un font serif, più formale e tradizionale, molto elegante.

L’applicazione degli stili: usare correttamente lo stile per il corpo del testo, i titoli, il sottotitolo, etc è fondamentale per la creazione di un buon libro digitale. Questo perché i lettori e le app utilizzate per aprire i libri digitali, riconoscono gli stili per offrire un’esperienza migliore e un’impaginazione corretta. Se stiamo quindi scrivendo il titolo principale dell’opera, useremo lo stile TITOLO 1. Il testo dovrà avere lo stile NORMALE. Ogni capitolo inizierà con un TITOLO 1.

Tecnicamente, i titoli di un romanzo potrebbero utilizzare lo stile TITOLO 2, ma per mia esperienza personale, è meglio usare sempre il TITOLO 1. I titoli inferiori sono di solito usati nei testi non narrativi che prevedono dei capitoli minori interni a un capitolo maggiore. Un romanzo invece è un insieme di Capitoli, come se fossero dei mini libri a se stanti.

La numerazione deve essere posta nel punto giusto della pagina, a seconda se si tratta di una pagina Sinistra o Destra. Aprite un libro e guardatelo: il numero è di solito posizionato all’esterno, così da essere subito riconoscibile. In alternativa, può essere posto al centro. Io consiglio di porre la numerazione nel pie’ di pagina.

La sillabazione è in parole povere “l’andare a capo” quando la riga è completa, e una parola dev’essere spezzata  per poter, appunto, andare a capo di una nuova riga. È una cosa tipica della lingua italiana: solitamente i testi anglosassoni non vengono impostati in questo modo. Consiglio di utilizzarla, dato che per noi italiani è più elegante e ordinato che le righe vadano correttamente a capo. Grazie alla sillabazione, le righe restano meglio distribuite e non si creano degli antiestetici “vuoti” fra le parole, troppo distanziate fra loro.

Le interruzioni di paginasono un’altra caratteristica fondamentale di un libro digitale. Si usano quando si crea un nuovo capitolo. Così facendo, se anche fosse necessario aumentare il testo di un capitolo precedente, tutti quelli successivi non vengono riposizionati per cui i titoli restano sempre fissi e ben collocati. Vanno poste sempre al termine di un capitolo, così come al termine di determinate sezioni del testo, come la pagina dove si pone la citazione o il ringraziamento, o dopo la prima pagina.

Protip: il comando rapido per una interruzione di pagina è CTRL+Invio.

Il colophon è un breve testo che riporta le informazioni relative alla pubblicazione. Solitamente, un buon colophon è posto in prima pagina, in basso sotto al titolo e all’eventuale sottotitolo. Un tipico esempio di colophon è questo (tratto dal mio libro Sialon 02):

 

Sialon 02

di Fabio Scalini, © Fabio Scalini 2019

1° edizione

Copertina di Fabio Scalini, Anna Massimo

Crediti: uwdigitalcollections

ISBN 978-88-942864-9-6

 

È obbligatorio inserire il colophon, sia in cartaceo che in digitale. Se c’è da ringraziare qualcuno per un lavoro svolto nella pubblicazione del libro, è qui dove va accreditato.

Il Sommario è anch’esso necessario per la creazione di un libro in digitale. Infatti, i lettori e le app leggono il sommario e lo usano per permettere la navigazione veloce fra capitoli, per cui è davvero fondamentale sia ben formattato. Solitamente si pone alla fine di un romanzo. Viene creato in automatico dalla funzione “sommario”. Potete vedere un esempio nel modello che ho messo a disposizione per il download. Il sommario elenca i TITOLI 1 del libro.

Produrre un libro in digitale: il formato Mobi

Una volta formattato il libro nel migliore dei modi, dobbiamo creare la versione digitale. Se ci si avvale di Amazon KDP, è estremamente semplice: si carica il file del libro (in formato aperto, come .docx o .odg) sul loro portale, e la conversione sarà automatica.

Per poter controllare il risultato, esiste il software KDP per poterlo aprire e consultare, oppure – cosa che consiglio – si può testare caricando il file su un lettore Kindle. Io ne ho comprato uno con lo scopo di testare i libri prima di pubblicarli.

kindle

State soprattutto attenti a come sono disposti i titoli, se il sommario è corretto, se non ci sono vuoti strani fra le righe dovuti a errori di formattazione.

In alternativa, se non si dispone di un account KDP e sia necessario crearselo in autonomia, è necessario usare un software dedicato. Io consiglio Calibre, di cui parlerò fra poco.

Produrre un libro in digitale: il formato Epub

L’epub è il formato standard dei libri digitali e viene letto dalla stragrande maggioranza dei dispositivi portatili, come i Kobo, i Sony e tanti altri. Non vengono letti dai Kindle, che invece supportano solo il formato proprietario Amazon .mobi.

È un formato più “spartano” del .mobi, un po’ più rognoso dato che viene interpretato in maniera leggermente diversa dai tanti lettori esistenti: non aspettatevi di ottenere sempre il medesimo risultato – cambiando dispositivo, cambierà anche la formattazione, la grandezza del testo etc.

epub

Se ci si appoggia a un distributore come Streetlib, la loro piattaforma permette la creazione automatica della versione .epub – nonché la versione per Amazon .mobi – non è quindi necessario utilizzare risorse esterne.

Consiglio sempre di testare il file per comprendere se ci sono problemi nella lettura o storture nella formattazione.

La via Fai Da Te: Calibre

Nel caso in cui non ci si appoggiasse a KDP o a Streetlib, né a qualsiasi altro distributore esistente, è necessario usare un software esterno per creare le varie tipologie di formati digitali. Io consiglio assolutamente l’uso di Calibre, software gratuito e storico, noto ai più per essere anche uno strumento utile a trasformare dei file .mobi in file .epub così da poter convertire il formato proprietario di un libro di Amazon, in una versione leggibile su più dispositivi diversi.

Calibre è un software un po’ vecchiotto e farraginoso. Si parte dall’utilizzo di un file aperto (come ad es. un file .docx) e si avvia la conversione, scegliendo il formato (mobi o epub) e impostando una miriade di opzioni diverse per poter ottenere un file accettabile.

Consiglio di seguire la guida all’uso di Calibre dato che vi tornerà sicuramente molto utile.

La copertina di un libro

Finora ho parlato di come si crea, formatta e pubblica un libro in autonomia. Manca però qualcosa, forse la più importante… cioè la copertina. Perché tengo la copertina per ultima?

Perché, nella stragrande maggioranza dei casi, è necessario farsi aiutare da qualcuno per produrre una copertina.

A livello puramente tecnico, c’è poco da sapere. In base al distributore, alla piattaforma e al metodo che avete deciso di adottare per pubblicare, sarà richiesta una copertina con misure e caratteristiche specifiche. Amazon KDP per esempio ha un comodo creatore di copertine dove poter disporre il titolo, il nome dell’autore, la sintesi sul retro e il codice a barre. Allo stesso modo, lo strumento permette di creare la copertina per il file digitale, che è sempre Solo Fronte, ed è anche la più importante, dato che è l’immagine con cui sarà posto il libro in vendita . Nel caso in cui si abbia deciso di stampare il libro in autonomia, è bene chiedere alla tipografia quali sono i parametri tecnici da rispettare.

Ora, a livello comunicativo, la storia si complica parecchio.

Dicevo che è necessario farsi aiutare, perché è piuttosto improbabile che uno scrittore sia anche un grafico, illustratore, fotografo capace. Per saper fare una copertina vincente servono ottime skill su vari argomenti. Il primo consiglio è di fare una ricerca e vedere come propongono i propri libri altri autori del proprio livello, e poi come fanno le case editrici con gli autori quotati. Poi, se c’è uno stile particolare di una casa editrice nello specifico, è possibile provare a emularlo ma senza copiare. MAI COPIARE. È un errore madornale che ridicolizza la propria opera.

Di solito, si pone il titolo in alto, il nome dell’autore sopra il titolo o ai piedi della pagina, poi c’è una frase breve sul retro, una piccola bio in basso sul retro, e il codice a barre. Nella versione digitale basta il Fronte con il titolo e il nome dell’autore.

Questa è la copertina aperta di un mio libro, Vecchio Conio. Sul retro non ho messo né bio né altre frasi perché è un libro particolare e volevo mantenere un certo mistero.

copertina

Cosa usare? Dipende dai propri gusti e dal contenuto del libro. Si possono usare foto, disegni, immagini più grafiche e sintetiche, colori a campitura piatta… le possibilità sono infinite. In base al mio gusto personale, posso dare alcuni consigli:

  • Le foto sono ottime per libri d’attualità, romantici, d’azione, noir e thriller
  • Illustrazioni e disegni sono efficaci per fantasy e fantascienza
  • Più è “strana” e misteriosa la copertina, più si vuol dare l’idea che il proprio testo sia originale: non sempre funziona questo meccanismo e si crea invece l’effetto che il potenziale acquirente non sappia cosa aspettarsi, per cui potrebbe non effettuare l’acquisto
  • Preferisco il titolo in alto e il nome dell’autore in piccolo, non importa dove. Spesso gli autori soprattutto self impongono il proprio nome a caratteri cubitali. Non amo questa scelta.
  • Usare immagini, disegni o foto a risoluzioni altissime, almeno 300dpi con misure doppie in centimetri della reale copertina una volta che sarà stampata
  • Seguite il vostro gusto

Promuovere sé stessi

L’obiettivo di tutto il lavoro svolto finora è quello di rendere disponibile il proprio libro per i potenziali lettori. Ma come raggiungerli e convincerli ad acquistarlo?

Purtroppo o per fortuna, la via del self publishing carica l’autore di numerose responsabilità, fra cui quella di promuoversi. A dir la verità, anche la via delle case editrici indipendenti spesso prevede la necessità di sapersi destreggiare nell’autopromozione, per cui, se si teme questa parte, resta valida l’opzione di aspettare con pazienza di essere visionati da una casa editrice più grande, che offre anche servizi di promozione del proprio parco-autori.

Promuovere se stessi non è facile. Bisogna disporre di una certa dose di sfacciataggine, vanità e perseveranza. È necessario saper mandare giù dei rospi quando qualcuno critica il libro su cui tanto ci si è impegnati, nonché è obbligatorio essere costanti, metodici e convinti della bontà della propria opera, anche quando non si ottengono subito i risultati sperati.

Nota personale: ho notato che tanti autori self non hanno alcun problema a parlare del proprio libro di continuo, in ogni occasione e con ogni strumento. Io consiglio di prestare attenzione e di non diventare maniacali, né pedanti. Ci vuole misura e inoltre bisogna sapere anche porsi in un modo consono, senza immodestia e atteggiamenti da “arrivati”.

Caro autore self, non sei nessuno. Io stesso non sono nessuno. Non è insistendo sul fatto che il proprio libro sia fantastico, che lo fa diventare realmente fantastico.

 

L’importanza della sinossi

Una sinossi è una forma speciale di riassunto dell’opera, scritto in maniera sintetica ed efficace con l’obiettivo di invogliare un potenziale lettore a comprare un libro. Non è quindi una mera sequenza di eventi: è un lavoro di cesello che va alla sintesi delle qualità dell’opera. Meno parole possibili, è meglio.

sinossi

 

La sinossi sarà presente nella descrizione del proprio libro su Amazon, nelle librerie, nei cataloghi, sul proprio sito, insomma ovunque. È anche il testo che va inviato alle eventuali case editrici, e in questo caso, è necessario seguire le richieste delle CE stesse che di solito richiedono sinossi lunghe un tot di parole (600, 1200, e così via).

Facciamo un esempio pratico, usando un libro famoso: 50 Sfumature di Grigio di EL James.

Quando Anastasia Steele, graziosa e ingenua studentessa americana di ventun anni incontra Christian Grey, giovane imprenditore miliardario, si accorge di essere attratta irresistibilmente da quest’uomo bellissimo e misterioso. Convinta però che il loro incontro non avrà mai un futuro, prova in tutti i modi a smettere di pensarci, fino al giorno in cui Grey non compare improvvisamente nel negozio dove lei lavora e la invita a uscire con lui. Anastasia capisce di volere quest’uomo a tutti i costi. Anche lui è incapace di resisterle e deve ammettere con se stesso di desiderarla, ma alle sue condizioni. Travolta dalla passione, presto Anastasia scoprirà che Grey è un uomo tormentato dai suoi demoni e consumato dall’ossessivo bisogno di controllo, ma soprattutto ha gusti erotici decisamente singolari e predilige pratiche sessuali insospettabili…

Questa sinossi è scritta male ma è la sintesi delle atmosfere dell’opera: sappiamo che ci sarà sesso torbido, passione e sentimenti viscerali, nonché abbiamo un’idea almeno vaga dei protagonisti. Ci lascia in sospeso, spingendoci a saperne di più su come andrà avanti la storia.

Prendiamo un altro esempio: il Cacciatore di Aquiloni, di K. Hosseini.

Si dice che il tempo guarisca ogni ferita. Ma, per Amir, il passato è una bestia dai lunghi artigli, pronta a riacciuffarlo quando meno se lo aspetta. Sono trascorsi molti anni dal giorno in cui la vita del suo amico Hassan è cambiata per sempre in un vicolo di Kabul. Quel giorno, Amir ha commesso una colpa terribile. Così, quando una telefonata inattesa lo raggiunge nella sua casa di San Francisco, capisce di non avere scelta: deve tornare a casa, per trovare il figlio di Hassan e saldare i conti con i propri errori mai espiati. Ma ad attenderlo, a Kabul, non ci sono solo i fantasmi della sua coscienza. C’è una scoperta sconvolgente, in un mondo violento e sinistro dove le donne sono invisibili, la bellezza è fuorilegge e gli aquiloni non volano più.

Questa sinossi è scritta bene ma contiene le medesime suggestioni della precedente. Abbiamo un’idea del protagonista, di quello che succederà e ci lascia in sospeso per spronarci a leggere il resto della storia.

Scrivere una buona sinossi è fondamentale ed è un esercizio utilissimo per lo scrittore, che deve trovare quali sono gli elementi di forza del proprio libro e deve proporli nel modo più fluido ed efficace possibile.

Promuovere l’autore oltre l’opera

La tentazione tipica dello scrittore emergente, soprattutto quando è un self, è quella di parlare sempre del proprio libro, di proporlo a tutti gli amici e parenti, di fotografare la prima copia per condividerla ossessivamente sui social, di farlo a brandelli per pubblicarne stralci sui propri profili, e così via.

Per quanto sia un consiglio antipatico, io dico: non esagerate.

Escludendo i discorsi sulla vita privata, dove ognuno è libero di fare ciò che desidera, se parliamo di comunicazione verso un potenziale pubblico, è una mossa sbagliata.

Il pubblico, soprattutto nell’ambito dei social, tende a stancarsi rapidamente di vedere giorno dopo giorno, ossessivamente, gli stessi contenuti riproposti in ogni salsa. È più proficuo costruire, parallelamente a una comunicazione orientata a parlare del proprio libro nel migliore dei modi, anche una propria identità online meno incentrata sul proprio lavoro, e più su di sé, come persona.

Cosa voglio dire? che il potenziale lettore deve poter apprezzare anche chi ha scritto un libro, forse anche prima ancora di apprezzare il libro stesso.

In america mi è capitato di presentarmi in diversi contesti, e immancabilmente mi hanno detto che, quando un editore “spinge” un’opera, in realtà spinge al 50% l’autore e al 50% l’opera stessa.

presentarsi

Questo significa parlare delle proprie passioni anche non inerenti alla scrittura, prendere più alla leggera il proprio “essere scrittore”, giocare un po’ con la propria immagine pubblica.

Si dirà, ma stai consigliando di mentire?

No, la menzogna ha le gambe corte. La mancanza di naturalezza viene generalmente percepita in modo molto negativo. Quindi è più saggio restare se stessi, aprirsi a parlare di pensieri, idee, considerazioni e opinioni, senza dover costruire un personaggio: infatti io parlo di comunicare la persona, non il personaggio.

Poi, di tanto in tanto, è giusto e legittimo ricordare al mondo che esiste un bel libro da leggere, magari parlandone in maniera meno “venditore di auto” e più disimpegnata.

Lo scrittore emergente sempre sui social a spammare il proprio libro è diventato un meme. Ci sono intere pagine su facebook dove prendono in giro i post vanagloriosi e tronfi di giovani scrittori emergenti che parlano di sé come dei futuri King.

Meglio evitare di diventare una macchietta. Fate affezionare i vostri follower un po’ alla volta, e questo ripagherà in partecipazione, condivisione e fiducia.

I Social Network

Volente o nolente, al giorno d’oggi l’unico metodo per promuovere una propria opera è tramite i social network.  Esistono anche i forum di lettori o si possono organizzare presentazioni e quant’altro, ma hanno una rilevanza marginale. Il pubblico massivo dei social è impareggiabile. Le presentazioni, per quanto siano esperienze molto belle, necessitano di un minimo di base di fan per avere un senso, serve organizzazione per metterle in piedi e raggiungono comunque un numero limitato di persone: paradossalmente, una presentazione serve più che altro per avere l’occasione di fare foto di sé durante l’evento, così da poterle condividere proprio sui social…

Quali sono i social su cui concentrarsi?

Questa è una domanda che cambierà nel corso degli anni, per cui caro utente del futuro, può darsi che io stia per dire delle puttanate. Ad oggi, anno 2020, i due social di riferimento sono e restano Instagram e Facebook. Volendo, per chi è molto giovane (under 20) potrebbe esserci anche TikTok ma non è attualmente utile a promuovere un libro, è più efficace per prodotti ad alto contenuto visivo.

social

Torniamo ai due giganti, Instagram e Facebook: valutiamone i punti di forza e di debolezza.

Instagram

  • PRO: ottimo per comunicare la persona, più che il prodotto. Perfetto per foto accattivanti. Alta conversione, quando si raggiungono almeno i 10k follower.
  • CONTRO: sotto i 10k follower non è possibile usare link nei post, per cui diventa pressoché inutile per indirizzare un utente verso il libro da comprare (si può usare solo lo spazio della Bio per un solo link, e non è quindi una soluzione ottimale). Molto orientato al visual, poco utile per comunicare un libro

Facebook

  • PRO: fascia di età degli utenti più interessante per proporre un libro (adulti, mezza età). I gruppi di Facebook sono una miniera di opportunità, dato che ne esistono migliaia relativi alla lettura, alla scrittura, alle produzioni indipendenti etc. Si possono usare link quindi è più facile indirizzare utenti verso il proprio libro – anche se a livello di conversione, e cioè la frequenza con cui un utente capitato sul post clicca effettivamente tale link – è piuttosto bassa.
  • CONTRO: I gruppi che prima ho elogiato, possono anche essere delle trappole perditempo che non generano pubblico. Senza pubblicizzare a pagamento, c’è scarsa se non nulla possibilità di una crescita organica. Per quanto la fascia d’età degli utenti sia interessante, la piattaforma ha una qualità media di utenti tristemente bassa.

Cosa intendo per crescita organica?

Quando si crea un post, esso raggiunge gli utenti che seguono la pagina o il profilo. Loro, trovando il contenuto interessante, possono ricondividerlo altrove, magari causando l’interessamento di una persona terza che non era collegata alla pagina in questione. Questa è crescita organica. Altro fenomeno di crescita organica è quando una persona segue particolari #tag, per suo interesse personale, per cui viene raggiunto dal contenuto in questione se esso è stato taggato a dovere. Quando si parla di “viralità”, si intendono proprio questi fenomeni, accentuati a dismisura.

La crescita organica è un miraggio?

Un po’ sì. Al giorno d’oggi, le piattaforme social spingono affinché l’utente paghi per diffondere i propri contenuti, quando si tratta di utenza che ha un prodotto/opera da far conoscere. Per cui, è assai più raro che sconosciuti si imbattano nel contenuto in questione grazie, ad esempio, i tag sopracitati: le piattaforme stesse tendono a castrare questo tipo di diffusione gratuita. L’unico modo per puntare a una crescita organica, è produrre contenuti in grande quantità e costantemente. Ad esempio:

  • almeno una storia di Instagram, meglio se video
  • Un post su Instagram
  • Una storia dedicata solo a Facebook, non uguale a quella usata su Instagram
  • Due / tre post su Facebook
  • Ricerca di utenti da aggiungere ai follower (IG) e agli amici (FB)
  • Qualche risposta e interazioni varie con i gruppi di lettori a cui si è iscritti
  • Visita ai profili e alle storie dei follower, commentare e partecipare

E questo, tutti i giorni, tutti i mesi, tutto l’anno.

In pratica, o diventi virale, o la crescita è assai lenta.

E si diventa virali?

NO.

Questa è la prima idea da togliersi dalla testa. Non si diventa virali. Le probabilità sono talmente basse, che è controproducente sperarlo. Inoltre, la viralità è spesso frutto del caso, o addirittura, di qualcosa di negativo che poi divampa e viene diffuso ovunque. Non ha senso sprecare energie per dare la caccia alla viralità. È solo una perdita di tempo e di speranze.

E ha senso pagare?

NO.

Una volta che si inizia a pagare per diffondere i propri contenuti sui social, si ottengono numeri ingannevoli che danno l’illusione del successo, quando l’effettivo risultato in termini di vendite raramente ripaga l’investimento. Inoltre, è opinione diffusa che, una volta intrapresa la via dei social a pagamento, si è costretti a continuare a pagare per continuare a crescere: la crescita organica gratuita viene castrata dalle piattaforme stesse con lo scopo di non farti smettere di pagare.

Buone prassi:

  • Creare un mix di contenuti personali e progettuali, alternandoli così da non stancare il pubblico
  • I contenuti devono essere intensi, privi di errori, accattivanti e non prolissi
  • Usare in maniera ottimale i #tag. Non usarne centinaia, ma nemmeno usarne solo uno o due. Un buon equilibro è utilizzare dai 5 ai 10 tag ogni volta che si posta qualcosa. È sensato usare tag inerenti al post, e uno o due diversi ma con qualche attinenza, anche vaga, così da provare a pescare qualche utente al di fuori della propria “bolla”
  • Usare immagini senza copyright
  • Non forzare la vendita: parlare del prodotto senza suonare come un piazzista
  • Rispondere ai commenti altrui, frequentare i profili dei propri fan, trovare occasioni di comunicazione con loro.

Il sito ufficiale

Questo è un punto che ricorda, come difficoltà, quello della copertina. Difficilmente uno scrittore ha anche competenze di web design – non è ovviamente impossibile, ma rivolgendomi alla totalità del pubblico, parliamo di percentuali risibili. Per cui, questo è più un consiglio che una linea guida: se si ha la possibilità di farlo, è bene avere un proprio sito personale dove sono presentate le opere, la propria Bio, e magari qualche articolo personale sulla scrittura e sulla propria passione. Non è indispensabile, ma è un bel biglietto da visita per l’utente che, incuriosito magari da un post o da un commento, si mette a cercare l’autore online.

Si possono creare siti con domini gratuiti, ma consiglierei un dominio personale, facile da capire e da consigliare: evitare quindi ilibridelgliabissiincantati.org, magari puntare, se disponibile, ad abissincantati.org.

Un sito personale, se ben fatto, può aiutare a essere indicizzati nei motori di ricerca, così da dare un’immagine più professionale allo scrittore emergente, altrimenti inesistente nelle ricerche.

Cosa aspettarsi?

Ho iniziato questa guida “già con le mani avanti”: la via del self publishing non consente di raggiungere i traguardi offerti dall’editoria tradizionale. Ci sono casi eclatanti, certamente. Ma questi casi sono rari e frutto spesso di fortuna o caso, più che di vera qualità espressa.

È ragionevole aspettarsi di creare, lavorando con costanza e buona volontà, una piccola fanbase di lettori affezionati. Sembra poco, ma si tratta già di un traguardo che regala tante belle sorprese. Leggere le recensioni entusiastiche su Amazon o nelle librerie online, ricevere una mail di complimenti, essere riconosciuti in un gruppo pubblico… sono tutte soddisfazioni pregevoli. Poi, con il tempo e soprattutto, con la qualità della propria proposta, diventa sempre più probabile trovare il modo di compiere “il grande passo” ed essere notati da qualche casa editrice.

A livello economico, è assai poco probabile riuscire a guadagnare a sufficienza da potersi dedicare a tempo pieno alla scrittura. È invece possibile togliersi qualche sfizio ogni tanto, e come dicevo prima, anche questa è una soddisfazione non di poco conto.

Se è di qualità, è un peccato lasciare il proprio libro in un cassetto senza la possibilità di completare il percorso di vita a cui esso è destinato, e cioè finire nelle mani di un pubblico, grande o piccolo che sia.

Ma vi siete mai posti una domanda diversa, e cioè: è ancora possibile immaginarsi qualcosa di “nuovo”? Ne ho parlato in una puntata del mio podcast Narrosfera: